Batti e colpisci il vecchio nemico di classe
mitraglia la grassa continuità dei preti,
iddio si nasconde nelle viscere gialle
stanotte o mai più
stanotte o mai più
potremo mitragliare iddio.
Tutta la vita lo cercammo,
– fu una lunga vita
una vita di errori di fulminei
furori, cadimenti nell’ambito
della coniugale disperazione –
tutta la vita, dente contro coscia
del paziente
peccato originale.
Tu mi chiedi: che cos’è la libertà?
La libertà di fumare una sigaretta,
di guardare una donna per la strada
la libertà dei cinque sensi
ballare fino all’alba
ubbriacarsi e vomitare
fornicare e ancora ubbriacarsi
cercare le cosce della puttana
e non conoscere il rimorso
desiderare tentare
la vita con un gesto di sordida lussuria.
Uccidere iddio occorre e senza indugio
mitrrrragliare il vecchio
questurino dell’universo
che ci inibisce l’accesso
alle fregne gagliarde
il celerino del niente
che piomba alle tue spalle mentre chiavi
e ti dice: È peccato,
e marchia a fuoco le tue chiappe adolescenti.
Occorre sparare con continuità con metodo
con svelte raffiche di onesti sillogismi
e schiattare il centro
della divinità posticcia che ci uccide
attende il campo
fecondo il nostro seme
lo sperma del nostro cervello
ingraviderà la vacca
dell’universo pianificato.
Giorgio Manganelli, Poesie, Crocetti, 2006