Reciso i miei polsi,
una mano tesa ho colto
per grattarmi il molle e le croste della schiena
e il portauova: la mia destra.
Costipato nel secco semicupio rugginito
(ermo cantero non rivendicato)
ripieno di Seneca e d’aria.
Non scovo due gocci.
Sono, trafelato, deserti
su cui cumuli filacciosi di sangue
si raggrumano da dita artritiche.
La vita: filtra slitta fila
è d’acqua tra le dita, impermeabili
sudan volatili in umido,
impastano con l’umore del tempo
(rombo… di mosca poligonale).
Non piovo anzi,
non piovo mai.