Gli uccelli – Idillio domestico
23 December 2007Mamma, Marat è ferito – II
17 May 2007Reciso i miei polsi,
una mano tesa ho colto
per grattarmi il molle e le croste della schiena
e il portauova: la mia destra.
Costipato nel secco semicupio rugginito
(ermo cantero non rivendicato)
ripieno di Seneca e d’aria.
Non scovo due gocci.
Sono, trafelato, deserti
su cui cumuli filacciosi di sangue
si raggrumano da dita artritiche.
La vita: filtra slitta fila
è d’acqua tra le dita, impermeabili
sudan volatili in umido,
impastano con l’umore del tempo
(rombo… di mosca poligonale).
Non piovo anzi,
non piovo mai.
È nato! (Sonettoide) – XXIX
25 February 1997
Da quasi un mese arroccata nel cesso,
sulla sua atarassia intestinale
strizza le meningi e mi munge il sesso
per spasso, con la protesi dentale
mitrandolo: e col fumigante leppo
ch’esala mite dal covato mucchio
di merda, onde scricchiola il coppo zeppo,
l’incensa, e litània: “Pio padre, un succhio
su, baciami il culo, un succhio, ti prego,
ché un tòcco aguzzo di stronzo m’ingolfa!”
Ma soavi voci zittiscon la solfa:
“Dolce figliola… putre otre di sego,
ciscranna incipriata, cisposa troia,
paga lo scotto e ti cavo la foia!”
All’emorroide croia
la ventosa avvinghio del mio labbro:
pompando come mantice di fabbro
dei polmoni la spugna;
sturo la tana pelosa del coso,
angue che sguiscia, tenace, colloso,
tra i cuscini di sugna
in cui ribolle il sugo della prugna,
e casca come testa ai piè del boia.
“Ei piovve tal qual ploia,
nacque come scoria di mangiatoia:”
geme la mamma, “Venite odoremus!
Portonemque meum inferni charta nettemus.”