Sciogliere la Camera

17 November 2010

Il Protettore Della Nipote di Mubarak dice:

Scioglieremo la Camera…

nell’acido.


NUOVO RACCONTO

23 August 2009

Negli ultimi tempi il reality show dell’autoritarismo sberluconiano ha toccato punti ignominiosi della sua parabola storica. Che la sensibilità politica dei ‘cattolici’ (qualunque cosa questo termine significhi, partiti o vescovi o base elettorale) sia stata toccata, almeno in parte, soltanto dai recenti episodi di meretricio autocratico, piuttosto che dalle autentiche infamie perpetrate a suo tempo da Sberluconi a livello di giure istituzionale, la dice lunga sugli effetti malsani che il cattolicesimo politico tuttora spande nella vita pubblica italiana (per tacere di quella privata).
In veste di telemagnàte, Sberluconi ci ha devastato il fegato con i suoi reality per tutti gli ultimi quindici anni. Chi di reality ferisce, di reality perisce. Adesso è ora di derealityzzarsi: raccontare un racconto diverso, se non proprio nuovo, per cercare di sottrarci almeno un poco alla saturazione dell’etere sberluconiano che ci va incrostando il metabolismo sino al punto di generare baccelloni ultracorporei cloni di se stessi.


Gli uccelli – Parole sante

28 December 2007

uccelli3parole-sante.jpg


Encicliche che menata: e da che pulpito

1 December 2007

SPESALVI

Il berlusconismo ha esaurito,

pare, la sua spinta propulsiva:

ma ora ci restano, perlomeno,

tonnellate di merda da spalare via.

Rimboccarsi le maniche? Da mo’

il papismo ha esaurito, nonché brio,

ogni spinta propulsiva, epperò

continua a seminar di Beati franchisti

gazzette e cerimonie in eurovisione.

Sperare è bene, non sperare è meglio.

Fumus persecutionis


Giorgio Manganelli, Batti e colpisci il vecchio nemico di classe

8 March 2007

Batti e colpisci il vecchio nemico di classe

mitraglia la grassa continuità dei preti,

iddio si nasconde nelle viscere gialle

stanotte o mai più

stanotte o mai più

potremo mitragliare iddio.

 

Tutta la vita lo cercammo,

– fu una lunga vita

una vita di errori di fulminei

furori, cadimenti nell’ambito

della coniugale disperazione –

tutta la vita, dente contro coscia

del paziente

peccato originale.

 

Tu mi chiedi: che cos’è la libertà?

La libertà di fumare una sigaretta,

di guardare una donna per la strada

la libertà dei cinque sensi

ballare fino all’alba

ubbriacarsi e vomitare

fornicare e ancora ubbriacarsi

cercare le cosce della puttana

e non conoscere il rimorso

desiderare tentare

la vita con un gesto di sordida lussuria.

 

Uccidere iddio occorre e senza indugio

mitrrrragliare il vecchio

questurino dell’universo

che ci inibisce l’accesso

alle fregne gagliarde

il celerino del niente

che piomba alle tue spalle mentre chiavi

e ti dice: È peccato,

e marchia a fuoco le tue chiappe adolescenti.

 

Occorre sparare con continuità con metodo

con svelte raffiche di onesti sillogismi

e schiattare il centro

della divinità posticcia che ci uccide

attende il campo

fecondo il nostro seme

lo sperma del nostro cervello

ingraviderà la vacca

dell’universo pianificato.

 

Giorgio Manganelli, Poesie, Crocetti, 2006


È nato! (Sonettoide) – XXIX

25 February 1997

Da quasi un mese arroccata nel cesso,

sulla sua atarassia intestinale

strizza le meningi e mi munge il sesso

per spasso, con la protesi dentale

mitrandolo: e col fumigante leppo

ch’esala mite dal covato mucchio

di merda, onde scricchiola il coppo zeppo,

l’incensa, e litània: “Pio padre, un succhio

su, baciami il culo, un succhio, ti prego,

ché un tòcco aguzzo di stronzo m’ingolfa!”

Ma soavi voci zittiscon la solfa:

“Dolce figliola… putre otre di sego,

ciscranna incipriata, cisposa troia,

paga lo scotto e ti cavo la foia!”

All’emorroide croia

la ventosa avvinghio del mio labbro:

pompando come mantice di fabbro

dei polmoni la spugna;

sturo la tana pelosa del coso,

angue che sguiscia, tenace, colloso,

tra i cuscini di sugna

in cui ribolle il sugo della prugna,

e casca come testa ai piè del boia.

“Ei piovve tal qual ploia,

nacque come scoria di mangiatoia:”

geme la mamma, “Venite odoremus!

Portonemque meum inferni charta nettemus.


Il dominio dell’etere – XLV

4 February 1997

Votate votate votate!

il primo di aprile

non siate pesce in barile.

Onore al Presidente Incaricato,

onore al Generale al Deputato al Ministro,

onore a Sua Eminenza,

riverisco il Povero Cristro

(non se ne può fare senza).

La Ggente ci ha raggione da vende’

(assieme al Cliente)!

Somma gloria al Valsente.

Via copule e violenza dalle televisioni!

i poveri bambini poverini…

Fate largo invece all’Equestre Sberluconi

(giù tutti carponi

col gluteo alle stelle,

la testa dai sabbioni

nessuno vi disvelle)!

Appicca rivoluzioni

in tasca ai ceti medi

(fa i salti mortali

e ricade sui due piedi

o a cavallo dei capitali

o sui conti segreti

correnti a gambe levate.

Cogli industriali in congrega

si spara una sega:

ciascuno presta una mano al collega,

lui è l’alfa e l’omega.

E non sembra che abbia

la monopoliomielite

e lo roda la rabbia

e villeggi alla clinica Dite).

Incenso alla CEI,

oro all’Opus Dei

(la mirra la tenga pure lei).

Chi votava il crocifesso

non si turi più il naso,

venga fuori dal cesso

e me! me voti adesso!

Nessun compromesso

ma solo condoni

e lavoro a milioni

(va loro riconosciuto

il valore di uno sputo screziato

di etica all’ultimo minuto).

M’inchino a Mon Teschiò:

il legislativo alla mia destra,

l’esecutivo alla mia sinistra,

il giudiziario è il dilemma:

mozzate la testa

ai giudici assassini!

soffocate nel sudario

i procuratori bambini

(non dite al bottegaio

che, col suo, annaffia

il voto della mafia)!

So’n omo d’un pezzo

io, mica d’un paio:

conciono con sinàfia,

a dure marce avvezzo,

all’afa e al rezzo,

non è già da sezzo

che lasciai il capezzo!

Noi siamo i nuovi, i nuovi

padroni, che ciò ci giovi:

costoro ci faccian da bovi.

Altri si ficchi nel sacco

la piva con tutte le fanfare:

io mi tengo stretto stretto

il mio particulare:

plauso al mio pacco!

Anziché averlo nel retto,

lotta, lotta di classe!

che non è acqua, non fa difetto!

A me quel ch’è mio!

quant’è vero iddio…

E il resto che si fotta!

A noi le casse di risparmio,

le casse di risonanza, a noi!

le grancasse e la finanza!

Lo Stato ci fa torto,

a noi tutta la potta!

A loro le tasse le imposte

le carcasse le croste

le casse da morto!

(Applausi)