Sciogliere la Camera

17 November 2010

Il Protettore Della Nipote di Mubarak dice:

Scioglieremo la Camera…

nell’acido.


Vendola, pugliamo l’Italia o itagliamo la Puglia?

8 November 2010

Come fa Nikita Vendola, aspirante candidato alle elezioni primarie del Centro-Sinistra, a pubblicare sul proprio sito risposte così demenziali come la risposta n. 10 della seguente intervista a “Italia Terra Nostra”?
E’ una risposta retorica?

http://www.nichivendola.it/sito/mcc/informazione/sul-san-raffaele-del-mediterraneo.html

Domanda n. 10:  Signor governatore sa che il suo amico don Verzé è socio d’affari di Berlusconi?

Risposta n. 10: No.


Praevalebunt, praevalebunt…

19 June 2010

L’Osservatore Romano, con la consueta carità dei seguaci di Paolo e Pietro, sputa sulla salma ancora calda di José Saramago. Gongola alla notizia della morte di un avversario dichiarato: non si tiene più nella pelle nel momento di poter finalmente cagare sul cadavere del nemico, secondo un comportamento coatto-rituale che si riverbera d’altronde nelle liturgie cannibaliche del cristianesimo.

Vengono sfoderati per l’occasione toni e concetti come quelli che risonavano ai tempi belli del Sant’Uffizio contro ogni “haereticam pravitatem”, giusto per far intendere che L’Osservatore Romano non vuole mascherarsi dietro banali ipocrisie e buonismi, ma piuttosto ingollare e gustarsi sino all’ultima goccia questo calice di ambrosia costituito dalla morte di uno scrittore acuto e illuminato.

José Saramago sarebbe stato “un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all’ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo”; avrebbe scelto “lucidamente” di autocollocarsi “dalla parte della zizzania nell’evangelico campo di grano”.

Santa Minchia, com’è evangelico!

Provoca accoramento nell’Osservatore Romano che lo scrittore si dichiarasse “insonne al solo pensiero delle crociate, o dell’inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle ‘purghe’, dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi”.

Con la solita gara per cui “il mio genocidio  ce l’ha più lungo del tuo”, L’Osservatore Romano non manca di sottolineare come gli uccisi in nome di dio padre figlio spirito santo siano meno uccisi, oltre che meno numerosi, degli uccisi in nome dell’uguaglianza tra gli uomini. E non si capisce, peraltro, nelle farneticazioni vaticane, perché il privato cittadino signor José Saramago, scrittore di lingua portoghese cioè di una nazione da cui la teocrazia cristiana ha disseminato i suoi disastri nel mondo intero, dovrebbe farsi carico delle colpe dello stalinismo più di quanto l’istituzione millenaria della Santa Romana Chiesa Catt.Ap. non si sia fatta carico delle stragi e dei massacri fondati su essa fede cristiana.

Non può non intervenire, beninteso, lo spostamento abusivo e gesuitico del discorso di Saramago dall’immanenza alla metafisica, dalla letteratura alla teologia, laddove Saramago nei suoi romanzi parla proprio e solo di costruzioni umane, istituzioni storico-sociali, prodotti dell’immaginario ed elaborazioni dell’umana superstizione:

“Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico-politiche a socio-economiche, invece di saltare al per altro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza”.

Che il teologo parli di logica, inoltre, è assolutamente fuori luogo, anzi costituisce un affronto al buon gusto e alla decenza intellettuale, tanto più se oggetto del contendere non è o non dovrebbe essere un sistema filosofico-ideologico bensì l’opera creativa di uno scrittore (col che naturalmente non si vuol dire che l’opera di uno scrittore debba sottrarsi a ogni coerenza logica, anzi):

“Irriverenza a parte, la sterilità logica, prima che teologica, di tali assunti narrativi, non produce la perseguita decostruzione ontologica, ma si ritorce in una faziosità dialettica di tale evidenza da vietargli ogni credibile scopo”.

Non praevalebunt?

Praevalebunt, praevalebunt.


Leggi fascistissime a Sberlucolandia

21 May 2010

e altri fascistissimi eventi o commenti d’alto bordo non privi di conseguenze operative, neanche tanto postmoderni:

18 maggio 2010: Gelmini, centralizzazione e privatizzazione autoritaria dell’università statale, abolizione dei ricercatori.

20 maggio 2010: Maroni ministro, Mantovano sottosegretario, Manganelli Capo di Polizia confermano piena fiducia ai dirigenti di polizia condannati per la perversione della violenza di Stato perpetrata alla scuola Diaz di Genova nel 2001: il capo della Divisione Anticrimine Francesco Gratteri, il capo del Servizio Centrale Operativo Gilberto Caldarozzi, il capo del dipartimento analisi del Servizio segreto civile internoGiovanni Luperi.

21 maggio 2010: Alfano-Centaro-Schifani, pesanti sanzioni agli editori e giornalisti che pubblicano intercettazioni telefoniche di rilevanza giudiziaria.

21 maggio 2010: Bossi-Di Pietro-Corsaro, alienazione e privatizzazione del demanio (l’opposizione scende dall’Aventino e sale sul Palatino).


Waiting for Godard

19 May 2010

COPYRIGHT?
Sono contro la legge Hadopi, ovviamente (la nuova normativa francese che prevede la sospensione dell’abbonamento a Internet per chi scarica illegalmente, ndr). Non esiste una proprietà intellettuale. Sono contro l’eredità per esempio. Che i figli di un artista possano beneficiare dei diritti dell’opera dei loro genitori fino alla loro maggiore età, perché no?… Ma dopo, non trovo giusto che i figli di Ravel detengano ancora i diritti del Bolero… In letteratura si può citare largamente. Nella scienza nessuno scienziato paga dei diritti per utilizzare la formula messa a punto da un collega. Questa è la citazione, ma il cinema non l’autorizza… Il diritto d’autore non esiste. Un autore non ha alcun diritto. Io, non ho alcun diritto, ma solo doveri…

PARADOSSO DEL CLASSICISTA
Dovremmo ringraziare la Grecia. È l’Occidente che ha un debito nei suoi confronti. La filosofia, la democrazia, la tragedia. Si dimentica sempre il legame tra tragedia e democrazia… Tutto il mondo deve dei soldi alla Grecia oggi. Potrebbe domandare mille miliardi di diritti d’autore al mondo contemporaneo e sarebbe logico che le venissero dati.

Ipse dixit
http://www.unita.it/news/culture/98830/godard_diserta_cannes_il_diritto_dautore_non_esiste


Dio è morto

17 May 2010

ma ci ha lasciato qualche ricordino.


A morte l’Italia, a morte Berlusconi

10 February 2010

La seria proposta viene dai Basiji iraniani.

Attenzione: sono tutti giudici comunisti!


Nihil novum?

6 February 2010

Scortato da un folto manipolo di devoti, il sindaco di Longechenal, nell’Isère, ha ricollocato a scuola il crocifisso appena rimosso dal preside.

Félix Fénéon, Romanzi in tre righe (1906)

Fénéon, atticista radicale della prosa entre deux siècles, era stato impiegato del Ministero della guerra. Vantando anche fama di periglioso anarchico, nell’armadietto del suo ufficio custodiva detonatori e mercurio: non gli servivano per costruire barometri, pare.
Tra i faits divers che egli comprime nella misura canonica di affilatissimi trafiletti, questa notiziola ci attesta quanto muffe e cartapecorite siano le crociate dei clericali odierni.


Partito dell’odio

30 January 2010

Unisciti a noi nel Partito dell’odio.
Campagna tesseramento 2010.

Perché odiare ti ridà il gusto della vita.
Chi odia sano, odia giusto:

L’ODIO E’ DI CLASSE.
E tu, di che classe sei?


Tractatus gastero-entericus 01

3 September 2009

Presentazione di

UN TRATTATO BISTRATTATO

Un nullafacente di inappuntabili referenze, tale Trinko Allotri, racconta il proprio itinerario di iniziazione alle lettere, o diremo meglio all’alfabeto e alle sue inesauste combinazioni. Gli avanzamenti del protagonista sul terreno culturale, per tacere di quello cretaceo, appaiono accidentati e sostanziati da alquanti fantasmagorici imprevisti. Le sue peripezie si snodano lungo i meandri pluridimensionali dell’Ente, ottava meraviglia del mondo: un’immane biblioteca che assomma i tratti della borgesiana Biblioteca di Babele, del Castello di K., del penitenziario Panopticon, della comunità termodinamica per tossicomani e della Fondazione di sedicente partecipazione a scopo di pubblica utilità. Qui si reca il detto Trinko Allotri, in mancanza di un’occupazione migliore, o meglio di un’occupazione purchessia, dove però finisce risucchiato da un maëlstrom burocratico-misterico del quale è arduo scorgere l’esito. La quête diventa a poco a poco una recherche, per Trinko Allotri, che arriverà a trovare nelle viscere più malfamate dell’Ente la sua autentica vocazione di narratore. Il riconoscimento del suo ruolo elettivo coincide con il passaggio dall’oralità alla scrittura, che comporta paradossalmente una diminuita padronanza della propria parola, esposta ai rischi della manipolazione tecnologica. Il percorso ascensionale verso la sapienza è intralciato a ogni piè spinto dal fardello della materia corporea: da cui scaturiscono nondimeno e si allargano, oltre i confini dell’universo conosciuto, inusitati orizzonti d’esperienza.

Non sarà del tutto inutile precisare che Tristrano Arfasatto è il nome d’autore collettivo dietro cui si cela, per pudicizia e per celia, una banda di sfaccendati pantofolai della più fonda provincia, dalle spiccate pretese intellettuali e dalle scarse prospettive di sopravvivenza.